“Gioacchino Greco assume le sembianze di un Prometeo degli scacchi, lacerato dal desiderio di trasmettere agli uomini il sacro fuoco della conoscenza, tradotto in un codice da tramandare nei secoli come legato di una lingua sconosciuta, sviluppatesi all’interno di un microcosmo, che vorrebbe assurgersi a metafora esistenziale. Questo è il vero dono di Greco”…di Riccardo Del Dotto.
Gioacchino Greco fu un importante giocatore di scacchi che visse nel periodo tra Ruy López de Segura e François-André Danican Philidor. Con Gioacchino Greco si ebbe una raccolta così ampia di conoscenze scacchistiche mai prodotte fino ad allora. Ed è per questo motivo che debba essere considerato un pioniere e/o un geniale inventore, ma non necessariamente una guida per il gioco pratico degli scacchi. I suoi studi sono preziosi esempi della scuola scacchistica romantica italiana, dove lo sviluppo e il materiale vengono tralasciati a favore di attacchi aggressivi verso il re avversario. In pratica ha dato l’input al gioco offensivo di importanti giocatori dell’era romantica, come Adolf Anderssen , Paul Morphy, e Philidor.
Si può dire che la più grande eredità che ci ha lasciato è l’innovazione di annotare intere partite. Considerato il primo professionista degli scacchi, ha enfatizzato la tattica. Le sue partite erano piene di graziose combinazioni rese possibili da uno scarso gioco difensivo, hanno avuto una notevole influenza nel rendere popolari gli scacchi e mostrato diverse teorie utile all’esecuzione del gioco. Con lui nasce la teoria degli scacchi. Oltre alle partite elencate nei suoi manoscritti, Greco spesso dispensava consigli generali ai suoi lettori (es. “Se tocchi il tuo uomo devi giocarlo, e se lo metti giù in qualsiasi punto devi lasciarlo stare”) e offriva una panoramica delle regole degli scacchi all’epoca diverse da paese a paese. Descrive anche la necessità premoderna di annunciare lo scacco al proprio avversario e di quello che chiama un “matto cieco” – uno scacco matto dato ma non notato.