La fondazione by Giovanni Chiappetta Capitolo Secondo. La fondazione dell’Associazione, I^ sede in via Miceli. A cura di Renato Zupi. Simultanea tenuta a Frosinone negli anni ’70 dal GM Averbakh. In primo piano il nostro socio Giuseppe Pierro Nel clima di interesse e di entusiasmo suscitati dalla “sfida del secolo”, nel 1973, prendeva il via a Cosenza, quasi per aggregazione spontanea, la formazione di un circolo di scacchi. Nella “posta dei lettori” di un numero della rivista TORRE E CAVALLO veniva pubblicata la lettera di uno studente liceale Eugenio Gaudio (ex Rettore della “Sapienza” di Roma), il quale chiedeva di conoscere se vi fossero a Cosenza altri appassionati del gioco, intenzionati a formare un circolo. All’appello rispondeva un gruppo di giovani: Francesco Caputo, Carlo Bellisario, Alessandro Sorrentino (tutti e 3 poi approdati alla 2° Cat. Naz.le), Angelo Di Donna, Antonio Tripicchio, Francesco Claudio Messina, Carlo Gaudio, nonché il sottoscritto, Renato Zupi (poi approdato alla 1° Cat. Naz.le); non ricordo se ci fossero altri. Eugenio Gaudio mise a disposizione gratuitamente, per adibirla a sede, una stanza dell’appartamento ove era allocata la Segreteria del padre, Sen. Domenico Gaudio, in via Miceli n.36 di Cosenza. Si deliberò la costituzione dell’Associazione Scacchistica Cosentina “Gioacchino Greco”, per onorare il giocatore, nato a Celico alla fine del 1500, universalmente considerato come “campione del mondo ante literam” del XVII secolo, che, nel corso di una vita avventurosa (condotta in tutta l’Europa e conclusa nelle Indie Occidentali), sconfisse nelle corti europee i più forti scacchisti del tempo, e del quale sono giunte sino a noi alcune partite giocate, nonché un “Trattato del nobilissimo gioco de li scacchi”. Si diede corso all’approvazione di atto costitutivo e Statuto e ne fu fatta comunicazione (quale Associazione non riconosciuta) alla Prefettura: a distanza di quasi 50 anni, periodo in cui si sono avvicendati diversi Segretari e l’Associazione ha cambiato più volte di sede, non è rimasta traccia di tali atti iniziali, compresi i verbali di riunione del Consiglio Direttivo, che venivano regolarmente tenuti. Per la carta intestata ed i formulari venne adottato, a fianco del nome dell’Associazione, un “logo” simile a quello della rivista Torre e Cavallo, ossia il globo terrestre a scacchi. Presidente fu eletto il Prof. Domenico Gaudio (Mimì), e quale Segretario fu nominato Francesco Claudio Messina. Si acquistò un certo numero di scacchiere (di cartone, pieghevoli) ed orologi da torneo, in tempo successivo – utilizzando qualche contributo – una scacchiera murale in lamiera, con pezzi del gioco magnetici. La sede rimaneva aperta ogni sera, dalle ore 17,30 in poi: essendo la più parte dei soci, all’epoca, libera per età da impegni di lavoro e di famiglia, la frequenza era assidua e le scacchiere sempre impegnate, anche perché, sin dall’inizio, si curò l’organizzazione di tornei sociali. Anche i “seniores”, cui ho già fatto cenno, non mancarono di frequentare la sede, se pur non con l’assiduità dei più giovani. Gradualmente, in una sorta di passa parola, affluirono ulteriori appassionati, ma non è semplice ricordare in quale periodo (e se nella prima sede, o in quale delle successive) ebbe ad arrivare ciascuno. L’elenco degli amici che, in tempi e luoghi diversi, fecero parte dell’Associazione, o comunque ad essa fecero riferimento per giocare, anche occasionalmente, è sterminato. La traccia per tentare di ricostruire nomi, tempi e luoghi è per me costituita dalle trascrizioni delle partite giocate (in tornei, matches, amichevoli, consultazioni, simultanee), che ho, in gran parte, conservato. Un contributo a questo canovaccio (di correzione, per eventuali inesattezze, o di integrazione, anche con gli aneddoti di cui si avesse memoria), da parte di coloro che tale “storia comune”, in tutto o in parte, ebbero a condividere, risulterebbe prezioso. Ricordo, a via Miceli, anche il Dott. Lupò (credo Vittorio), Francesco Pallone, Germano Longo (in tempi successivi, nominato Segretario del sodalizio, napoletano, caro e simpatico amico, il quale, dopo un esordio disastroso nel primo torneo sociale disputato, si beccò il nomignolo di…“tarallaro”, per la lunga sfilza di “zero” che ne aveva affiancato il nome sul tabellone), Emilio Catalano. Condividi:FacebookXMi piace:Mi piace Caricamento... Share FacebookTwitterPinterestEmail